Il nome scientifico è Thaumetopoea pityocampa, ma per la particolare abitudine delle larve di muoversi in una fila lunga e ordinata, come se fossero in processione, è comunemente conosciuta come “Processionaria del pino”: si tratta, infatti, di un insetto appartenente alla famiglia dei lepidotteri (farfalle), che infesta e danneggia soprattutto questa specie di alberi e talvolta anche abeti, cedri, larici e querce.
Lo stato larvale è quello più pericoloso: i bruchi, che vivono nei nidi costruiti sulla cima o tra i rami degli alberi, si nutrono delle foglie, provocandone il disseccamento e la necrotizzazione.
Durante la primavera la loro attività è intensa; a un certo punto le larve scendono lungo il tronco e s’interrano a poca distanza dalla pianta; durante l’estate le crisalidi si trasformano in farfalle, si accoppiano e depongono le uova. Le giovani larve risalgono sugli alberi e il ciclo ricomincia da capo.
NON SOLO DANNI AI PINI: GRAVI PERICOLI PER L’UOMO E GLI ANIMALI
Le infestazioni di processionaria non hanno conseguenze solo per la salute delle piante colpite, le cui specie sono le più diffuse in parchi, giardini e aree verdi delle nostre città. Le larve, ossia questi bruchi della lunghezza di circa 3-4 cm, sono coperte di peli microscopici e uncinati che contengono istamina – una sostanza responsabile di serie reazioni infiammatorie e allergiche – e che vengono rilasciati come arma di difesa. Se sono inalati o ingeriti, se entrano a contatto con gli occhi o piuttosto si attaccano all’epidermide, si possono verificare difficoltà respiratorie, infiammazioni intestinali, congiuntivite e danni alla vista, eruzioni cutanee.
Neanche gli animali sono immuni agli effetti della processionaria: ad esempio nei cani, l’ingestione dei peli provoca infiammazioni della bocca, dell’esofago e dello stomaco e causa ustioni, lacerazioni e persino il soffocamento.
LA LOTTA ALLA PROCESSIONARIA È UN OBBLIGO DI LEGGE
Dal 1926 la lotta contro il pericoloso parassita del pino è obbligatoria. Per quel che riguarda aree verdi pubbliche e zone boschive la disinfestazione è a carico delle amministrazioni locali, dei servizi fitosanitari regionali e del corpo forestale dello Stato. D’altro canto, non è raro che si verifichino infestazioni all’interno di giardini e terreni privati: il cittadino è tenuto a informare gli uffici competenti e a rivolgersi a ditte specializzate perché risolvano tempestivamente il problema.
LA DISINFESTAZIONE CONTRO LA PROCESSIONARIA: QUANDO INTERVENIRE E COSA FARE
Esistono diverse tecniche di lotta alla processionaria. In ogni caso, però, è importante affidarsi a professionisti, che assicurino l’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale, che abbiano la capacità di gestire operazioni delicate e potenzialmente molto pericolose e che si impegnino nella ricerca di soluzioni sempre più efficaci e meno invasive per l’ambiente.
A seconda del periodo e del contesto operativo, gli interventi sui nidi di processionaria devono tenere conto che:
- durante l’inverno e sino all’inizio della primavera le larve si trovano all’interno dei nidi e sono coperte di peli urticanti;
- in estate le larve escono dai nidi, ma negli stessi restano i peli;
- in autunno i nidi sono piccoli e leggeri e le giovani larve sono ancora prive dei peli.
Rispetto agli strumenti e alle tecniche di lotta, si possono valutare diverse opzioni.
- Insetticida biologici: a basso impatto ambientale, sono il nostro metodo d’intervento prediletto, perché garantiscono ottimi risultati e non hanno effetti tossici su altre specie di animali né vegetali.
- Potatura: è un’operazione complementare all’intervento diretto sui parassiti e i loro nidi, che rafforza il contenimento dell’infestazione. È necessario avere molta cura nell’imbustare immediatamente i rami potati.
- Trappole meccaniche: le larve vengono catturate nel percorso lungo il tronco dell’albero, quando scendono in processione per interrarsi.
- Trappole ai feromoni: emanano artificialmente le sostanze con cui le femmine attirano i maschi, catturandoli così nel periodo della riproduzione.
- Insetti predatori: sono utilizzati soprattutto dal Corpo forestale per il controllo biologico della processionaria.
PROGRESSI E OPPORTUNITÁ DELLA LOTTA BIOLOGICA
Tra le novità più interessanti della lotta biologica contro la processionaria del pino c’è uno studio spagnolo sull’impiego di un fungo molto particolare. Il fungo in questione si chiama Cordyceps militaris e si nutre di larve di lepidotteri (la famiglia d’appartenenza della Thaumetopoea pityocampa) con una predilezione proprio per quelle della processionaria del pino!
Ecco cosa accade:
- Le spore del fungo si attaccano ai peli delle larve, mentre in processione scendono giù dal tronco dell’albero, e s’interrano insieme ai bruchi.
- Sotto terra il fungo cresce, avvolge la crisalide e ne causa la morte.
Secondo i ricercatori dell’Università di Valladolid, a Palencia, il ceppo di Cordyceps militaris che popola le pinete mediterranee
- è molto attivo ed efficace nel controllo biologico della processionaria del pino
- agisce in maniera mirata sulle larve del parassita
- non ha alcun effetto dannoso sull’ambiente.
Copyright immagini:
Thaumetopoea pityocampa
CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=282898
Cordyceps militaris
By Andreas Kunze – Own work, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=16244069