L’impollinazione è il processo complesso e assai delicato, che determina il destino del raccolto.
Affinché sia ottimale, in termini di allegagione dei fiori e di quantità e qualità dei frutti prodotti, deve crearsi una combinazione perfetta di fattori: l’efficienza degli insetti impollinatori, lo stato di salute della pianta e le condizioni climatiche favorevoli.
Le condizioni climatiche hanno un impatto enorme sulla riuscita dell’impollinazione.
Gli agricoltori devono innanzitutto assicurarsi di tenere sotto controllo la temperatura all’interno della serra: premesso che ogni pianta ha una soglia specifica di stress termico, superare i 30° C per un tempo prolungato è rischioso, mentre oltre i 32° C le conseguenze per l’impollinazione saranno sicuramente gravi.
Tuttavia non è solo una questione di temperatura: tale valore va messo in relazione con la percentuale di umidità presente nell’aria e con gli effetti dell’esposizione diretta ai raggi solari.
Quando le piante “soffrono” il caldo, si auto-proteggono limitando drasticamente la produzione di frutti. Inoltre, le temperature elevate provocano anomalie fiorali e danneggiano la vitalità del polline.
Nel caso del pomodoro – una delle colture in cui l’impollinazione naturale con i bombi ha assunto un ruolo dominante – la temperatura oltre la quale l’impollinazione è compromessa varia a seconda della cultivar, ma è in ogni caso sensibilmente inferiore ai 30° C: per cuore di bue e grappolo non può superare 21° C; per pachino e ciliegino deve restare al di sotto di 23°C, tanto per fare qualche esempio.
In piena estate, poi, a 35 C° i fiori del pomodoro sono inclini al fenomeno della longistilia: l’allungamento dello stilo oltre il cono delle antere aumenta le difficoltà di impollinazione.
COSA SUCCEDE AI BOMBI QUANDO FA TROPPO CALDO?
Anche l’attività di bottinamento dei bombi è fortemente influenzata dalle condizioni climatiche.
Se la temperatura all’interno dell’arnia raggiunge i 33° C, pochi individui usciranno alla ricerca di cibo, mentre la maggior parte sarà impegnata nella ventilazione del nido, sbattendo le ali ad alta velocità.
A 35° C i bombi interromperanno il bottinamento, cessando così il loro contributo all’impollinazione.
COSA POSSONO FARE GLI AGRICOLTORI PER FAVORIRE L’IMPOLLINAZIONE ANCHE DURANTE I PERIODI CALDI?
Ci sono alcuni accorgimenti che proteggono i bombi dallo stress termico, assicurando risultati soddisfacenti all’impollinazione naturale delle colture.
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Posizionare correttamente l’arnia
L’arnia deve essere collocata con cura nella zona più fresca e ventilata, evitando assolutamente di sottoporla all’esposizione diretta ai raggi del sole. Va posizionata a circa 50 cm dal terreno, in una posizione che assicuri il giusto ombreggiamento e variazioni climatiche minime.
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Intensificare l’ombreggiatura
È molto utile proteggere l’arnia dal sole con coperture sia nella parte superiore che ai lati, utilizzando sistemi di schermatura quali rivestimenti e vetri basso-emissivi, vernici termo-riflettenti, imbiancamenti a calce… Talvolta può rendersi necessario implementare sistemi di ventilazione e raffreddamento.
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Monitorare la marcatura dei fiori per calcolare il numero di arnie necessarie
La marcatura del fiore è la prima forma di valutazione dell’attività dei bombi: durante l’impollinazione l’insetto morde il fiore facendolo vibrare; i segni del morso assumono un colore marroncino nel corso delle ore successive e permettono agli agricoltori di capire se la mole di lavoro svolta dai bombi è sufficiente o se è opportuno integrare il numero degli impollinatori.
L’esperienza insegna che, per mantenere livelli ottimali di marcatura nel lungo periodo, l’introduzione delle arnie deve essere regolare e costante: le colonie di bombi, una volta raggiunto un picco di attività, dopo circa 4-6 settimane riducono la loro azione. A questa considerazione generale si aggiunge la consapevolezza che, nei periodi più caldi, i bombi lavorano meno, per cui è fortemente consigliato un adeguato incremento del loro numero.
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